IMMONDIZIA ITALIANA

Bracciano (Lazio), 2018

© Massimo Simeone

‘‘Per le eventuali altri utenze il concessionario provvederà a concordare con gli interessati, modalità e tempi dei pagamenti’’, questa la dicitura sull’atto notarile con cui il Comune di Bracciano assegna il 4 ottobre 1991 la gestione dei rifiuti degli 8 comuni limitrofi e di ‘‘altre utenze’’ alla Silef S.p.a. Non solo Bracciano, Cerveteri, Ladispoli, Manziana, Canale, Oriolo, Trevignano e Anguillara ma tutto il resto d’Italia possono così scaricare immondizia indifferenziata nella discarica di Cupinoro. Senza alcuna limitazione di sorta, dato che nel corso degli anni la Regione Lazio amplierà ulteriormente le volumetrie disponibili per arrivare nel 2004 ad autorizzare il conferimento in discarica a ben 25 comuni. 3 milioni di metri cubi di rifiuti su un chilometro di lunghezza e 500 metri di larghezza: una montagna alta circa 50 metri. Questi i numeri di un sito con vincoli paesaggistici e archeologici chiuso dal 2014 per raggiunte volumetrie disponibili e perché, come previsto a livello europeo, è possibile utilizzare solo impianti che consentano il trattamento meccanico-biologico (TMB) per la separazione della frazione umida (organico da bioessicare) dalla frazione secca (carta, plastica, vetro, inerti ecc.). Ma nell’estate 2014 il Consiglio dei Ministri del governo Renzi da mandato per la riattivazione della discarica rinnovando l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per realizzare un impianto TMB oltre ad un altro invaso per lo stoccaggio di rifiuti indifferenziati. L’autorizzazione però non riporta il vincolo archeologico e paesaggistico dell’area e di conseguenza non consente la Valutazione Impatto Ambientale (VIA) necessaria a rendere esecutivi i progetti. E da allora il sito versa in stato di abbandono. Elena Rosa Carone, Elena Felluca e Sandro Di Grisostomo, principali esponenti dei comitati che negli anni si sono opposti alla discarica di Cupinoro, sono tra i tanti cittadini attenti a ciò che succedeva davanti ai loro occhi, preoccupati della gestione della discarica e dell’inquinamento che questa poteva portare in un territorio ricco di aziende agricole, agriturismi e beni archeologici. Ora attendono il capping, ovvero la copertura e l’impermeabilizzazione della discarica, ma la preoccupazione per la presenza di percolato in falda acquifera è molto forte, tanto da portarli a presentare nell’ottobre 2018 un esposto per la mancata impermeabilizzazione della vasca.