Il male invisibile di Brescia

Brescia (Lombardia), 2013.

© Francesca Volpi

A Brescia, tra il centro storico e la zona sud della città, da oltre dodici anni un'ordinanza comunale proibisce ai cittadini ogni contatto con il terreno. È vietato toccare il suolo a scopi ricreativi; sono vietati il consumo alimentare umano dei vegetali spontanei e dei prodotti degli orti, il pascolo di animali e l'allevamento destinato all’alimentazione; è vietato il consumo di alimenti di origine animale prodotti in zona; è vietata l'asportazione di terreno. 

Indicativo è il caso della scuola elementare “Grazia Deledda”, dove i bambini non possono giocare nel giardino interno a contatto diretto con l’erba e sono costretti su una piattaforma di cemento.

Questa ordinanza interessa 25.000 bresciani ed è l’emblema di uno dei casi di inquinamento da PCB e diossine più disastrosi che si siano verificati all’interno di una città europea. Brescia per oltre mezzo secolo è riuscita a nasconderlo perfettamente, fino all’agosto 2001 quando un’inchiesta giornalistica ha fatto esplodere a livello mediatico la grave contaminazione da PCB prodotta dalla Caffaro, un’industria chimica operante da circa un secolo all’interno della città di Brescia, l’unica azienda chimica italiana a produrre per oltre quarant’anni (fino al 1984) questi parenti stretti delle diossine. Nella stessa zona per decenni una ventina di aziende agricole hanno prodotto carne e latticini lavorati dal macello comunale edalla centrale del latte. Oggi i PCB sono rilevati a livelli centinaia di volte superiori ai limiti di legge, più alti, ad esempio, di quelli riscontrati nella zona A di Seveso, che ai tempi venne evacuata. É noto che la diffusione della contaminazione da PCB e diossine avviene prevalentemente attraverso la catena alimentare: i bresciani hanno livelli di diossine nel sangue mediamente fuori norma, particolarmente elevati nel caso dei consumatori di prodotti alimentari provenienti dai dintorni della Caffaro. 

Il Sito inquinato di interesse nazionale Brescia – Caffaro è uno dei 44 siti oggetto del progetto SENTIERI - Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento, condotto e finanziato nell’Ambito del Programma Strategico Ambiente e Salute. Da questo studio sono emersi dati allarmanti riguardo l'incidenza rischio dei tumori. Tumore maligno alla tiroide +49%, linfoma non hodgkin +20% , tumore al fegato + 58% , tumore del seno +26%.  Tuttavia l’Asl locale ritiene che non ci siano prove a sufficienza per instaurare un rapporto di causa ed effetto tra inquinamento ambientale e determinate patologie. Un recente studio dell'IARC (l’Agenzia Internazionale per le Ricerche sul Cancro) haportato i PCB dal gruppo 2a (probabilmente cancerogeni per l’uomo) al gruppo 1 (sicuramente cancerogeni per l’uomo).