Monnezza Blues nel comune di Roma

Corcolle-Malagrotta (Lazio), 2013

©Manuel Altadonna e Piero Donadeo

Malagrotta è una frazione della città di Roma, tra Fiumicino, Ponte Galeria e Piana del Sole. Deve la sua fama per aver ospitato la più grande discarica in Europa. Attiva dal 1977, prima della sua chiusura, avvenuta il 30 settembre 2013 dopo 17 anni di proroghe, raccoglieva circa 5000 tonnellate di rifiuti indifferenziati al giorno, fino a generare una collina comunemente detta “l’ottavo colle di Roma".  

Manlio Cerroni, "Re della Monnezza", proprietario della discarica di Malagrotta ha fatto della gestione dei rifiuti un enorme business con la complicità delle istituzioni, che in mancanza di soluzioni adeguate hanno preferito la proposta pronta di Cerroni all'implementazione di un ciclo virtuoso e sostenibile che avesse come prospettiva la salvaguardia dell'ambiente. All’inizio del 2014 le indagini hanno portato all'arresto di Cerroni e altre sei persone, alcune di esse con incarichi istituzionali. Giustizia fatta? Purtroppo no: anche se i sette indagati risultassero colpevoli la discarica di 240 ettari rimarrebbe lì, continuando ad avvelenare terreni, coltivazioni, falde acquifere e la vita dei residenti delle zone limitrofe. 

Il danno è gravissimo e bisognerebbe agire tempestivamente per bonificare il bonificabile, limitando al massimo le conseguenze sul territorio e le comunità. 

Oltre alla discarica, la situazione è aggravata dalla presenza di diversi impianti ad alto impatto ambientale, concentrati in un’area complessiva di 400 ettari nella Valle Galeria che comprende la discarica "Testa di Cane", il gassificatore, la Raffineria di Roma, depositi di olii minerali, cave, un bitumificio, un cementificio e l'inceneritore di rifiuti ospedalieri.      

Con l'avvicinarsi della chiusura della discarica di Malagrotta e l'incontrollabile situazione di emergenza, la Regione Lazio individuò sette possibili luoghi adatti a ospitare la discarica provvisoria. Tra questi Riano e Corcolle, sempre nella provincia di Roma. 

Per Riano si fecero due ipotesi: Quadro Alto e Pian dell'Olmo. La prima venne abbandonata perché non rispettava gli standard normativi sulle distanze dalle abitazioni e metteva a rischio la falda acquifera a soli 3 metri di profondità. La seconda ipotesi fu ritenuta maggiormente percorribile, pur presentando le stesse problematiche. L’analisi preliminare effettuata dalla Regione risultò perfettamente in linea con quella presentata qualche anno prima dalla Co.La.Ri, proprietà dell'avvocato Cerroni. Una coincidenza sorprendente ed esasperante, tanto da scatenare I'opposizione dei cittadini, che organizzati in diversi comitati hanno difeso con determinazione il proprio territorio. Riano oggi, con il proprio impegno, ha raggiunto il 60% di raccolta differenziata. Ancor meno ragionevole è stata l'individuazione di Corcolle: oltre a non rispettare, anche in questo caso, la distanza dalle abitazioni, il suo territorio ospita Villa Adriana, costruita nella prima metà del II secolo quale residenza reale dell'imperatore Adriano e riconosciuta patrimonio dell'UNESCO nel 1999. 

Entrambi i siti di Riano e Corcolle sono poi stati accantonati, mentre attorno ai nuovi siti individuati, prima Falcognana e poi Cupinori, sono sorti forti conflitti.  Al momento la “risoluzione” dell’emergenza rifiuti nel Lazio avviene attraverso l’invio fuori regione dei rifiuti prodotti da Roma.