Crotone: le Scorie di Pitagora

Crotone (Calabria), 2013

© Agostino Amato

Quel che resta a Crotone del proprio sviluppo industriale sono una grande nostalgia del benessere perduto e un territorio devastato dall'inquinamento. Le dimensioni del polo industriale di Crotone, Montedison e Pertusola Sud, attivo fino alla metà degli anni Novanta, sono impressionanti: circa 530 ettari di terraferma e 1.452 ettari a mare, dei quali 132 di area portuale. Ma nel periodo di attività, e soprattutto durante la chiusura, sono state generate e smaltite, spesso abusivamente, enormi quantità di rifiuti tossici.

Il velo viene sollevato nel 2008, quando la Procura della Repubblica apre l'inchiesta Black Mountains, dimostrando che per riempire i piazzali di due scuole elementari, di un istituto tecnico commerciale, della questura, della banchina di riva del porto e anche delle aree delle casepopolari così come delle villette private efinanche le strade sono state utilizzate circa 350.000 tonnellate di scorie tossiche. Al sequestro preventivo di diciotto aree (ben sedici nel comune di Crotone) se ne aggiungono nel tempo altre sei. Il sequestro però decade per maggior parte dei siti, così che i 45 indagati vengono prosciolti dalle due accuse più gravi,  disastro ambientale e avvelenamento delle acque, perché il fatto non sussiste, e smaltimento illegale di rifiuti pericolosi, per non aver commesso il fatto o per intervenuta prescrizione del reato.

Un’ulteriore inchiesta, iniziata nel 2011, porterà al sequestro di un’area di circa 15.000 metri quadrati, coinvolgendo 35 dirigenti dell'Eni per lo smaltimento illecito di quelle che vengono definite pietre del diavolo perché sprigionano fiammate dovute alla fosforite che brucia a contatto con l'aria.  Si tratta di minerali riconducibili al ciclo produttivo della Montedison finiti abusivamente in una vasta area adibita a discarica nella zona di Farina Trappeto.

Dal 2001 al 2009 il progetto di bonifica sul Sito di interesse Nazionale passa di mano in mano fino alla Syndial, società dell’Eni subentrata ad Enichem. Oggi il Ministero dell'Ambiente le chiede 1.920 milioni di euro a fronte delle pesanti inadempienze riscontrate, a cui si aggiungono 800 milioni di euro della Regione Calabria. La Syndial ha risposto impegnandosi per interventi di bonifica del sito (costo stimato intorno ai 300 milioni di euro), ma rifiuta di pagare i danni ambientali e sanitari, sulla base del limitato periodo di gestione dell’attività e rilancia la colpa sul commissario delegato per non aver garantito tempi rapidi per le attività di bonifica. In questo modo si continuano a rimandare responsabilità e piani d’intervento, con risultati nulli.  Nel frattempo gli abitanti di Crotone vivono, passeggiano, lavorano, vanno a scuola su un territorio ancora pericolosamente contaminato.