LA CHIMICA VERDE DI PORTO TORRES

Sardegna nord-occidentale, 2014

© Alessandra Cerioni

Porto Torres, in Sardegna, ha ospitato per decenni un immenso polo petrolchimico che ha determinato la devastazione ambientale delle acque, dei terreni e dell’aria.

Lo sguardo sullo splendido golfo dell’Asinara contrasta con i dati sull’inquinamento che nasconde.

Porto Torres, polo dismesso e ora riconvertito in chimica verde con il progetto Matrica, siglato tra Versalis (ENI)e Novamont, prevede la costruzione di una centrale da 43,5 megawatt alimentata a biomasse.

Dal 2007 la zona è stata dichiarata SIN: il benzene supera di 139.000 volte il limite consentito e il cloruro di etilene 28 milioni di volte, ma le bonifiche non sono ancora partite e dal dicembre 2014 è vietato il consumo di acqua della rete idrica su tutto il territorio comunale.

I comitati e le associazioni di Porto Torres, di Sassari e della Nurra lavorano per sensibilizzare e informare i cittadini.

Nell’udienza preliminare dell’inchiesta sulla “darsena dei veleni” di Porto Torres il PM ha accusato 8 dirigenti Syndial ed ex-Polimeri di disastro ambientale colposo e deturpamento delle bellezze naturali.

Il 15 aprile 2015 il procuratore capo Roberto Saieva ha illustrato le accuse mosse ai dirigenti E.On e all’amministratore della società incaricata degli esami ambientali.

”Di comune accordo e con un unico fine” i cinque manager avrebbero omesso di segnalare i continui sversamenti di olio combustibile di cui erano a conoscenza da almeno due anni.

Sapevano del grave inquinamento e lo nascosero.

Per questo motivo sono stati arrestati il direttore ed il vicedirettore di E.On di Fiumesanto.