Burlesque on the Beach

Rosignano Solvay (Toscana), 2015

© Lisistrata Simone

Oltre al candore delle spiagge caraibiche, Rosignano Solvay prende anche l suo nome dallo storico stabilimento chimico che dall'inizio del secolo scorso produce soda. La scena è surreale: nonostante il divieto di balneazione, sulle spiagge di Vada e Rosignano, mentre l’imponente fabbrica svetta sullo sfondo, si continua a giocare, prendere il sole, fare il bagno. La gente di qui è riconoscente alla Solvay che nel primo Novecento ha portato lavoro e costruito un intero villaggio tra i pini per i lavoratori, secondo principi all’avanguardia per l’epoca. L’imprenditore belga Ernest Solvay si prendeva cura dei suoi operai, sia nell’ambiente di lavoro che nella vita quotidiana. Ecco allora le case degli impiegati, quelle più grandi per i dirigenti. Ognuna con il proprio orto, il giardino. E poi le scuole, il teatro, lo stadio, persino l’ospedale e un circolo canottieri. 

Lo stabilimento Solvay, costruito nel 1913, già nel 1925 soddisfaceva la richiesta di soda nazionale. Dal 1979 il pontile a Vada (detto il Solvada e lungo 1720 metri) permise l’attracco delle navi etileniere per scaricare l’etilene liquido, prodotto necessario per la fabbricazione del polietilene. Nell’impianto di Rosignano a tutt’oggi si produce quasi tutto il carbonato di sodio necessario all’industria italiana, oltre al bicarbonato di sodio, al cloruro di calcio e varie materie plastiche. 

Il problema dell’inquinamento delle acque e dei terreni, evidente nello splendido ma innaturale colore delle sabbie costiere, è noto da tempo. Secondo le stime del 2009 del CNR di Pisa, la Solvay nel corso degli anni ha scaricato in mare 337 tonnellate di mercurio e altri inquinanti (arsenico, cadmio, nickelpiombo, zinco, dicloroetano). A livello sanitario, le intossicazioni acute da mercurio possono provocare lesioni polmonari e nefriti, nelle donne in gravidanza possono generare alterazioni del feto e malformazioni genetiche, mentre quelle croniche possono portare ad alterazioni della personalità, irritabilità, insonnia, tremore. 

Ciò nonostante abitanti e turisti continuano a frequentare le spiagge bianche, forse rassicurati dalle bandiere blu presenti a pochi chilometri di distanza sullo stesso litorale. Nè sembra aver destato eccessiva preoccupazione l'indagine della procura, scattata nel 2013 e finita con un patteggiamento, che ha coinvolto la direttrice dell’impianto Michèle Huart e quattro ingegneri, dopo la scoperta di quattro scarichi industriali abusivi. Come in un racconto burlesque del Settecento, quando si affrontavano temi sociali e politici deridendone le contraddizioni. Solo che questa volta il burlesque è in Italia e siamo ai nostri giorni.