MALA TERGESTE

Trieste (Friuli Venezia Giulia), 2015

© Carolina Munzi

 

A Trieste, c'è un emergenza ambientale che pone in drammatica contrapposizione lavoro e difesa della salute.

Dal 1896 lo storico rione di Servola, ospita la cosìdetta Ferriera, un impianto siderurgico da molti considerata“l’Ilva del nord” per i livelli di inquinamento che sono paragonabili a quelli del quartiere Tamburi di Taranto

Gli abitanti dell'area considerata a rischio sono 211mila.

La Siderurgica Triestina (società proprietaria) oggi gestita dal Gruppo Arvedi, occupa circa 500 lavoratori, più un consistente indotto.Tra i lavoratori degli impianti l'incidenza dei tumori risulta superiore del 50 per cento rispetto alla media del resto della città. 

Secondo i dati rilevati dalle centralie Arpa di Via San Lorenzo in Selva, dall'inizio del 2015 il benzopirene ha sforato ogni mese la soglia massima di un nanogrammo per metro cubo d’aria. Dati contestati dall'azienda perchè i rilevatori sarebbero troppo vicini agli impianti. La centralina però si trova a a 220 metri dalla cokeria, più di quanto distano le abitazioni più vicine all'impianto, situate a 160 metri.

Il progetto S.E.N.T.I.E.R.I., finanziato dal Ministero della Salute, ha analizzato la mortalità delle popolazioni residenti nei pressi dei Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche, e tra gli altri quelli di Taranto e Trieste.

Il periodo esaminato va dal 1995 al 2002, anni in cui la situazione non aveva ancora raggiunto gli attuali livelli di gravità. Confrontando i dati delle due città, a parità di popolazione, prendendo in considerazione le morti connesse all’inquinamento degli impianti siderurgici, il numero registrato a Trieste (1959 decessi) è doppio rispetto a quello di Taranto (1072).

Fra giugno e luglio 2015 è stata condotta una nuova ricerca, sostenuta da uno dei massimi esperti mondiali di patologie collegate alle nanoparticelle la professoressa Antonietta Gatti, del laboratorio Nanodiagnostics, i cui risultati hanno rivelato che le sostanze (benzene,benzo(a)pirene,diossine,furani) rinvenute nei pressi della Ferriera, nel quartiere di Servola quindi, sono compatibili con gli elementi chimici trattati dall’impianto e hanno pesanti ripercussioni sulla salute di chi le inala. 

Gli effetti dell’inalazione delle polveri, a livello patologico, sono molteplici: si parla di tromboembolia polmonare, infarto, ictus, cancro, fino a coinvolgere i feti causando aborti, malformazioni e in alcuni casi la presenza di tumori già alla nascita.

Al momento gli sforamenti di pm10 registrati dall’inizio del 2015 sono 89, più del doppio dei 35 consentiti per l’intero anno.