L’area di Bagnoli vista da Posillipo, in primo piano l’isola di Nisida e la Cementir. Nata nel 1954 utilizzava, come materia prima per la produzione di cemento, un sottoprodotto delle lavorazioni siderurgiche. Le attività produttive dello stabilimento sono cessate nel 1992 con la chiusura dell’Italsider.

Luisa Pastore, dell’associazione ‘Mai Più Amianto’, ha perso entrambi i genitori, ex operai Eternit, a causa del mesotelioma pleurico. Luisa si è ammalata due volte di due differenti patologie tumorali.

Luisa davanti al luogo dove sorgeva lo stabilimento Eternit di Bagnoli.

Il 4 marzo 2013 gli antichi padiglioni industriali risalenti alla metà dell’Ottocento e adibiti ad area museale di ‘Città della Scienza’ sono stati distrutti da un incendio doloso. L’area museale andata persa era prima in Italia di ambito scientifico per dimensioni e innovazioni presenti.

Via Cattolica, che unisce il lato del mare di Bagnoli con l’interno, è una lunga strada delimitata da mura in disfacimento e inferriate arrugginite dietro le quali si celano ampie aree sottoposte a sequestro giudiziario. La bonifica dei siti, costata 107 milioni di euro secondo la Procura, ha di fatto ‘comportato una miscelazione dei pericolosi inquinanti su tutta l’area oggetto di bonifica con l’aggravamento dell’inquinamento dei suoli rispetto allo stato di pre bonifica’.

Vittorio Errico, ammalato di asbestosi polmonare, ha lavorato per 28 anni all’Eternit respirando polveri d’amianto.

Novembre 2014: il Comune di Napoli ha denunciato all’autorità giudiziaria la Cementir per inottemperanza a una precedente ordinanza sull’inquinamento, nella quale si disponeva la realizzazione delle opere necessarie per la messa in sicurezza del proprio sito.

Stagione invernale di uno stabilimento balneare.

Secondo l’inchiesta sul disastro ambientale, a Bagnoli sarebbero state sversate in mare pericolose sostanze inquinanti, in particolare idrocarburi.

Dario abita nei pressi di Bagnoli ed è appassionato di pesca subacquea. Appena può cerca di raggiungere la costa tra Bagnoli e Pozzuoli per immergersi, anche d’inverno.

Dario, sullo sfondo l’acciaieria dell’Italsider e la collina di Posillipo.

IL SILENZIO DI BAGNOLI

Bagnoli (Campania), 2014

La vita a Bagnoli, quartiere occidentale di Napoli, era scandita dal suono della sirena delle turnazioni dell’Italsider. A più di vent’anni dall’ultima sirena oggi c’è solo un gran silenzio e camminare per l’ex area industriale significa trovarsi al centro di una zona dismessa, circondati da muri di cinta e inferriate arrugginite, altiforni e ciminiere. Le reali proporzioni di questo disastro ambientale appaiono chiare guardando dall’alto della collina di Posillipo, dove una vastissima area desolata parte dal mare si addentra verso l’interno per alcuni chilometri rendendo di fatto questo territorio simile a ciò che resta dopo il passaggio di uno tsunami.

Dinanzi alla spiaggia di Coroglio si distingue il complesso della Cementir, ancora intatto e abbandonato all’erosione del vento; si riconoscono i resti dell’Italsider e la sua acciaieria rossa, chiusa nel 1992; la spianata dell’Eternit, vera fabbrica di morte chiusa nel 1985 dopo 48 anni di attività e polveri di amianto sparse per il rione di Cavalleggeri d’Aosta. Polveri che hanno ucciso centinaia di operai, familiari e persone che mai ci avevano messo piede, e che secondo le statistiche continueranno a farlo anche nei prossimi anni.

Alla dismissione degli impianti non è mai seguita una bonifica razionale, completa e autentica dei suoli, mentre quella dei fondali marini non è mai iniziata, come evidenziano le numerose inchieste della magistratura e i continui sequestri delle aree coinvolte.