LE BONIFICHE ATTESE

Borgo Montello, Latina (Lazio), 2022

© Luca Simone

Borgo Montello è uno dei tanti borghi nati a seguito della bonifica mussoliniana avvenuta quasi un secolo fa che trasformò una palude malarica in una terra fertile e ricca di opportunità. Per ironia della sorte questa stessa area dell’Agro Pontino necessita oggi di un'altra bonifica, quella della discarica di Borgo Montello. Nei primi anni Settanta infatti, in prossimità del fiume Astura, nasce il primo invaso della discarica adibito a punto di raccolta comunale e negli anni, vede crescere le proprie dimensioni ed il numero degli invasi (nove in totale) fino a decuplicare la propria estensione divenendo così la quarta in Italia e la seconda nel Lazio dopo Malagrotta.

 Mentre gli enti pubblici continuavano a approvare le varie espansioni del sito, e concedendo lo stoccaggio di rifiuti tossici nocivi negli invasi senza i relativi lavori di adeguamento, la negligenza delle aziende di gestione che si sono succedute negli anni ne hanno peggiorato le condizioni, con invasi a contatto con il terreno e laghi di con percolato esposti agli agenti atmosferici, rendendo necessaria una bonifica del sito. Alla mala gestione del sito, negli anni si è aggiunta l’infiltrazione mafiosa. Le dichiarazioni di Carmine Schiavone, pentito di mafia ed ex cassiere del clan dei Casalesi, hanno rivelato come la Camorra fosse fortemente presente all’interno delle attività economiche del territorio. Negli anni le proteste da parte dei comitati cittadini non sono mancate, ma l’omicidio del parroco locale Don Cesare Boschin, che per anni ha denunciato gli illeciti della discarica, avvenuto nel marzo del 1995, si è rivelato un monito efficace per smorzare la resistenza civile. Ad oggi la discarica è gestita da due società che si dividono gli invasi: La Ecoambiente S.r.l, che fino al 2016 era in compartecipazione del comune per il 51%, e la IND.ECO S.r.l di proprietà di una holding di Milano. Queste aziende vedono l’esaurimento dei quantitativi autorizzati nel 2015 e nel 2016 la IND.ECO finisce sotto sequestro per aver superato tali limiti. Inoltre la mala gestione del territorio ha portato alcune opere pubbliche presenti a condizioni disastrate, come il ponte di Prato Cesarino in provincia di Cisterna di Latina, che forniva una strada veloce per raggiungere la Pontina o il litorale, A ciò si aggiungono le tensioni sociali come la presenza del campo Rom situato a cinquecento metri dalla discarica, che ha preso fuoco in seguito ad un incendio partito dai campi accanto ad esso circostanze non ancora , che fino al Luglio di quest’anno, ospitava quasi ottanta persone sistemate tra baracche e roulotte, prima che prendessero fuoco in seguito ad un incendio partito dai campi accanto ad esso.

La zona in fine presenta un altro sito a rischio ambientale, l’ex centrale elettronucleare di Latina che entra in funzione nel 1964 dopo sei anni dalla sua progettazione, divenendo la prima ad entrare in funzione in Italia e la più potente d’Europa nei primi due anni di funzionamento, continuando a produrre energia fino al 1986, un anno prima del referendum sul nucleare. Ad oggi, nonostante gli sforzi, non si è ancora riuscito ad ultimare il progetto di decommisioning attualmente ancora fermo alla fase uno a causa della mancata individuazione di un sito nazionale per lo stoccaggio delle scorie nucleari presenti nel paese (Questo stesso territorio fu proposto come luogo per ospitare tale sito ma venne rapidamente scartato). Nel 2014, durante un'indagine sul terreno e sulla falda acquifera, la SOGIN, L’azienda che si occupa della gestione delle centrali nucleari in Italia, evidenzia la presenza fino a venti volte superiore al limite di sicurezza di Cloruro di Vinile che sarà confermata, ed attribuita, alla Ecoambiente S.r.l, dall’ Arpa nel 2020 a seguito di un'indagine richiesta dalla conferenza dei servizi del comune di Latina nel 2019.

Anche qui è presente un ponte caduto in disuso anni addietro e mai risanato, quello del canale Mascarello (ex Canale Mussolini, nominato così in seguito alla bonifica avvenuta durante il ventennio fascista) che collegava Borgo Sabotino a Foce Verde aumentando la viabilità e riducendo il traffico che si viene a creare durante la stagione estiva.

L’intero territorio è ricco di campi coltivati ed i produttori locali affermano di effettuare con regolarità i controlli sui propri pozzi vedendo avvenire, solo sporadicamente, i controlli da parte degli enti pubblici. 

Il territorio sembra essere con il fiato sospeso mentre spera nell’attuazione di tali bonifiche.