A FUOCO LENTO
Gli incendi in Sicilia e la perenne emergenza del giorno dopo

Catania (Sicilia), 2023

© Ruggero Romano Reina

Secondo le stime dell’European Forest Fire Information System (EFFIS), dal 15 giugno al 15 settembre del 2023 sono 74.971 gli ettari di terreno colpiti da grandi incendi boschivi in Italia, un’area pari circa a quella delle città di Catania, Palermo, Messina e Milano messe insieme. Di questi solo in Sicilia ne sono bruciati più di 50.000, confermandosi così di gran lunga la regione più colpita; primato che mantiene ormai da troppi anni e a cui si aggiunge quello per numero di incendi dolosi, il 77% del totale nel 2021.

Molteplici i fattori alla radice del fenomeno: da quella che nel Piano Regionale sull’Antincendio boschivo viene definita una vera e propria “industria del fuoco”, alimentata dagli interessi economici generati dagli interventi di estinzione degli incendi e dal precariato su cui si basa il Sistema Antincendio Siciliano (17 mila dei circa 18 mila operai della forestale sono precari a contratto stagionale); all’ingerenza di Cosa Nostra e delle altre organizzazioni criminali ad essa collegate;  e non ultimo all’impatto della crisi climatica, sempre più insistente.

Le ondate di calore estremo e i forti venti di scirocco, infatti, aumentano esponenzialmente il propagarsi degli incendi, da quelli colposi riconducibili a disattenzione umana o a pratiche agricole di rinnovo del terreno, a quelli appiccati da incendiari professionisti che sfruttano i fattori meteorologici per aumentarne il potenziale distruttivo. Inoltre le gravi siccità che colpiscono sempre più di frequente l’Isola trasformano il terreno arido e la vegetazione secca in un potente combustibile.

In particolare il territorio catanese vede colpite aree naturalistiche protette, con danni ingenti al patrimonio boschivo e alla biodiversità ed aree abitate, dove in tanti finora hanno perso la casa, i propri mezzi di trasporto e vedono compromesse le proprie attività. Nel mese di luglio, inoltre, la temperatura media superiore ai 40° ha causato per giorni continui black-out di acqua ed elettricità, che hanno messo in serio pericolo le persone fisicamente più fragili e isolate come le persone anziane e nullatenenti.

Il caso siciliano rappresenta il prototipo per una classe politica che fa dello stato emergenziale lo scudo per nascondere la propria incompetenza e corruzione  e non affrontare le profonde crepe strutturali e sistemiche che affliggono quel territorio che dovrebbero proteggere e valorizzare.