IL GIORNO DELL’IMMACOLATA
La siccità al tempo della crisi climatica e ambientale globale

Ceresole Reale - Parco Nazionale del Gran Paradiso (Torino), 2022

© Francesca Robiolio Bose

Il 2022 ha visto in varie parti del mondo una crisi idrica “straordinaria” dovuta al riscaldamento globale. Dopo un’estate senza piogge e con temperature al di sopra della media da +1 a+3 gradi °C, e un autunno che ha superato le temperature medie stagionali, il CNR ( Consiglio Nazionale delle Ricerche) ha annunciato che il 2022 è stato l’anno più caldo mai registrato in Italia.

In Piemonte, l’emergenza siccità ha assunto dimensioni drammatiche, mai viste negli ultimi 70 anni. L’inverno 2021-2022 è stato il secondo più caldo e il terzo più secco da circa un secolo, registrando un deficit idrico del 70% rispetto alla norma climatica degli ultimi trent’anni. Quest’anno alla regione è stato riconosciuto lo stato di emergenza fino al 21 dicembre 2022. Lo scenario alpino attuale vede una totale assenza di neve sulle cime delle montagne, ghiacciai in ritirata, laghi al di sotto dei minimi storici, fiumi ridotti a ruscelli e temperature di 2 gradi sopra la media.

Questa condizione di siccità avrà forti ripercussioni non solo sull’agricoltura, sull' allevamento e sul mantenimento dell'habitat e della biodiversità, ma anche sulle forniture di acqua potabile e sul settore idroelettrico per la produzione di energia. Per sostenere l’agricoltura dalla crisi idrica, la regione ha difatti richiesto il rilascio d’acqua dai bacini utilizzati per produrre energia idroelettrica. In più, le disponibilità delle riserve idriche rischiano di esaurirsi mettendo così in grave difficoltà molti comuni; 170 enti comunali in Piemonte hanno emesso ordinanze sull’uso consapevole e di limitazione d’uso o comunque di divieto di usi impropri dell’acqua potabile. In diversi comuni si è inoltre dovuto intervenire con le autobotti per rifornire le cisterne.

Le dighe presenti sul territorio piemontese hanno raggiunto solo un terzo della capienza. La situazione delle dighe nella Valle dell’Orco del Parco Nazionale del Gran Paradiso appare ancora più critica. In particolare la diga di Ceresole Reale è il simbolo di questa crisi :oggi è quasi totalmente secca. Allo stesso modo i laghi del Serrù e dell’Agnel sono sotto il livello minimo di invaso.
Per la loro bellezza questi laghi sono il tratto alpino più fotografato in Piemonte. Sono famosi perché hanno due colorazioni totalmente differenti: uno grigio-latteo derivante dal limo glaciale, l’altro di un blu molto intenso.

Lo stesso simbolo del Parco Nazionale del Gran Paradiso, lo stambecco, è fortemente minacciato dall’innalzamento delle temperature. Il Parco del Gran Paradiso ha subito il maggiore arretramento dei ghiacciai in Italia, perdendo circa il 65% della sua superficie in 120 anni. All’interno del Parco si svolge un importante lavoro di ricerca scientifica, volto a monitorare fauna e flora in rapporto ai cambiamenti climatici. L'Ente Parco conduce periodicamente anche ricerche e monitoraggi sui 59 ghiacciai presenti. I risultati indicano che di questo passo i ghiacciai del Gran Paradiso potrebbero estinguersi nel giro di venti-trent’anni. La scomparsa dei ghiacciai, la più grande riserva di acqua dolce nel pianeta, comporterebbe non solo una carenza di disponibilità idrica e una riduzione della biodiversità, ma anche un aumento del rischio di disastri naturali (in particolare inondazioni e frane) e la veloce trasformazione del paesaggio dell’alta montagna.

Questo è il ritratto di ciò che resterà di questo prezioso patrimonio, luogo di interesse naturalistico ma anche centro della storia, della cultura e dell’identità di un territorio e di tutti suoi abitanti.