FIRENZE È NUDA
Circostanze del nodo AV

Firenze (Toscana), 2019

© Michela Mele

A giugno 2019, secondo il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, sono 547 le opere incompiute in Italia. Una di queste riguarda Firenze, culla del Rinascimento e patrimonio dell’umanità UNESCO. Si tratta di un progetto, ideato per risolvere il problema della mobilità metropolitana, oramai più che trentennale, in ipotesi di realizzazione dagli anni Ottanta e approvato in due fasi: nel 1999 i tunnel e nel 2003 approvando la stazione. Il passante ferroviario prevede tra la stazione di Castello e quella di Campo di Marte il passaggio in sotterranea di due tunnel lunghi 7 chilometri, non ancora avviati e con la previsione dell’uso di una sola fresa, diversamente alle due iniziali previste in parallelo con evidenti impatti sui tempi, e la realizzazione di una stazione sotterranea di 45000 metri cubi in zona Belfiore-Macelli, la stazione Foster, per la quale si prevede il più grande scavo della storia ingegneristica di Firenze. Il paradosso è che la valutazione impatto ambientale (VIA) che è stata adottata è la stessa della stazione respinta (stazione Zevi) nella conferenza dei servizi del 1999, quindi l’opera manca di VIA. Grande Opera, certo, e grandi costi d’investimento (1,6 miliardi di euro), di cui circa la metà sono stati spesi per i lavori già realizzati (fonte MIT). Dal 2009 un gruppo di professori e ricercatori dell’università di Firenze e tecnici esperti locali, lavora in modo indipendente per una valutazione sull’impatto ambientale dell’intero progetto e ha espresso nel tempo, attraverso pubblicazioni e studi, forti perplessità sulla realizzazione dell’opera, arrivando a proporre un’alternativa in superficie mai presa in considerazione dagli enti locali e dalla Regione. In particolare gli studiosi motivano l’allarme sul VIA per queste condizioni: fragilità del sottosuolo di Firenze, interferenza con le linee di deflusso con la falda acquifera ortogonali all’opera (effetto diga), i possibili impatti in superficie, i problemi da inquinamento acustico e atmosferico, prodotto dai cantieri, lo smaltimento delle terre di scavo.
Vi è il drammatico precedente appena fuori Firenze dell’impatto ambientale ed erariale, è quello causato dai lavori per la TAV, sotto l’Appennino nella tratta ferroviaria Firenze-Bologna: secondo l’accusa (udienza del 2 luglio 2006) ne vengono impattate 73 sorgenti, 20 tra fiumi, torrenti e fossi, 45 pozzi, 5 acquedotti. Il volume drenato è cresciuto in maniera esponenziale: sempre secondo l’accusa si tratta di “non meno di 150 milioni di metri cubi di acqua nel territorio della Comunità Montana del Mugello”.
La vicenda Tav è stata definita daIl’ex presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone “paradigmatica del peggio possibile in Italia”. A valle dell’inchiesta del 2013 sulle prime attività per il nodo AV Firenze della direzione distrettuale anticorruzione è inoltre in corso un procedimento penale presso il tribunale di Firenze. Se queste parole rappresentano i vestiti di Firenze, chissà se come nella favola di Andersen, la città rimarrà nuda.