NATIVO
Storia e bonifica dell’ ex miniera d’oro di Furtei

Furtei (Sardegna), 2019

© Simone Spiga

L’ex miniera d’oro di Furtei si trova nel comune dell’omonimo paese in provincia di Cagliari. Piccolo centro agropastorale di 1636 abitanti, risulta abitato fin dall’eta prenuragica. Nella meta degli anni ottanta Giampiero Pinna responsabile, del servizio geologico nazionale ENI, attraverso la collaborazione con la società mineraria canadese Cominco iniziò in zona delle ricerche riguardanti le disseminazioni microscopiche di oro libero o incluso nei solfuri scoperte per la prima volta negli anni sessanta in Nevada (Oro Epitermale). Le condizioni adatte erano quelle delle rocce vulcaniche caolinizate, peculiarità presente nel territorio di Furtei, famoso per le sue colline di origine vulcanica e per l’estrazione di caolino. L’ENI si ritirò dal progetto, Giampiero Pinna come amministratore delegato della Progemisa continuò la ricerca, le spese furono ingenti, subentrarono nel progetto gli australiani della “Gold Mines of Sardinia Limited”.
Nel 1987 le due società costituirono la “Sardinia Gold Mining S.p.a” con sede a Furtei (CA) per avviare un impianto per l’estrazione di metalli preziosi, con circa 61 dipendenti. Nel corso della sua storia ha prodotto più di 4 tonnellate d’oro, 6 d’argento e 1540 di rame, per un fatturato complessivo di 40 milioni di Euro, secondo i dati dell’opuscolo pubblicitario della S.G.M “interamente ridistribuiti in Sardegna sotto forma di stipendi e acquisti di beni e servizi”. La tecnica utilizzata era quella del “Processo  di Cianuro” messa a punto dai pionieri del settore McArthur e Forester nel 1887 che consisteva nella dissoluzione dell’oro dalla roccia macinata in una soluzione diluita di cianuro in presenza di calce e ossigeno.
Nel 1997 quando fù fuso il primo lingotto tutti i giornali inneggiarono all’Eldorado sardo, al Klondaike, alla nuova California : iniziò a salire la febbre dell’oro e australiani con l’aria da CowBoy, canadesi dagli stivali in pelle e autoctoni sardi tutti spinti dalla stessa irrefrenabile attrazione trasformarono Furtei nel nuovo West.
Nel 2008 dopo un lungo susseguirsi di fusioni societarie la “Baffalo Gold Limited” società canadese ormai detentrice delle quote di maggioranza della “Sardinia Gold Mining” dichiarò fallimento, lasciando il territorio privo di ogni bonifica e gli operai alla loro sorte : Il risultato sono 530 ettari di terra devastata, un bacino artificiale di 400.000 metri cubi di inerti minerari caratterizzato per la presenza di cianuro, colline ricche di metalli pesanti e 10 km della statale 131, arteria stradale che collega il nord al sud Sardegna ,costruita con gli scarti tossici della miniera. Si è dovuto attendere il 2017 per le bonifiche da parte di Igea S.p.a finanziata al 100% dalla regione Sardegna con un budget di 65 milioni di euro, attualmente si sta occupando di isolare le sorgenti di contaminazione.