QUEL CHE RESTA DI GELA

Gela (Sicilia), 2019

© Gian Maria Mazzei

Gela è stata tradita due volte. La prima volta, nel 485 A.C., quando il tiranno Gelone lasciò la città per insediarsi a Siracusa, spostando con sé gran parte della popolazione. La seconda, nel 2014, quando l’ENI ha chiuso il polo petrolchimico tradendo così le attese di sviluppo occupazionale e sociale che avevano accompagnato la sua apertura dal dopoguerra fino a oggi.

Per meglio capire la situazione ambientale di Gela, dobbiamo immaginare che dal 1963 alla metà circa degli anni ‘90, è come se la città avesse avuto a poche centinaia di metri dal proprio centro abitato, l’equivalente di 40 inceneritori, con la capacità di bruciare 1 milione di tonnellate di spazzatura l’anno, senza alcun filtro per trattenere metalli pesanti e polveri sottili. Dall’atmosfera l’inquinamento si è trasferito, nei decenni, nel terreno e nelle falde acquifere entrando nel ciclo alimentare, arrivando a cambiare in alcuni casi il bagaglio genetico dei suoi abitanti.

Una perizia tecnica depositata presso il tribunale di Gela, in un processo riguardante 32 casi di malformazioni congenite, ha stabilito, in almeno la metà dei casi, un nesso probabile di causalità con l’inquinamento derivanti dalle attività industriali. Inoltre, l’incidenza di alcuni tumori è ben superiore alla media nazionale con un abbassamento negli anni dell’età media dei malati.

Quel che resta di Gela, è una città in forte recessione economica e con un lento spopolamento soprattutto giovanile. Resta un territorio devastato dall’inquinamento che ha lasciato dietro di sé una scia di drammi famigliari di cui non si conosce la fine. Tuttavia, vi sono segnali nella società civile che mostrano la volontà di voltare pagina e andare avanti attraverso iniziative culturali e sociali , attraverso processi nelle aule dei tribunali, e grazie a battaglie politiche spesso individuali per il ripristino della legalità. Rimane comunque prioritario il ruolo della politica, soprattutto locale, nella battaglia per le bonifiche e per l’estensione del S.I.N. (Sito di Interesse Nazionale) a tutta la piana di Gela oltre che a rilanciare economicamente l’intera area e ad applicare le direttive europee in ambito ambientale.