E CHE NOCCIOLA SIA

Monti Cimini, Viterbo (Lazio), 2022

© Sofia Todesco

L’Italia è il secondo paese al mondo dopo la Turchia per produzione di nocciole. Il Lazio è sicuramente la regione con la più alta concentrazione corilicola e Viterbo, con i suoi 22 mila ettari (quasi un terzo del totale nazionale) ne è la principale area di produzione.

 È un dato di fatto che la produzione di nocciole, da sempre redditizia nel territorio, abbia subito una notevole impennata negli ultimi cinquant’anni. La Ferrero, storica industria dolciaria e oggi multinazionale con sede in Lussemburgo, con il suo “Progetto Nocciola Italia” punta ad aumentare la gestione dei terreni di altri diecimila ettari entro il 2025. Questo porta inevitabilmente alla proliferazione di nuove coltivazioni che si stanno espandendo sempre più. Un'importante trasformazione del paesaggio sta causando una irreversibile perdita di biodiversità. La nocciola si rivela una grande risorsa per la zona, ma l’uso eccessivo di fertilizzanti, erbicidi e pesticidi su questa monocoltura sta compromettendo un intero territorio, il suo paesaggio, la qualità di vita dei suoi abitanti.

Assistiamo ad una pesante eutrofizzazione delle acque, causata da fosforo e azoto, presenti nei fertilizzanti e i pesticidi. Il lago di Vico, senza dubbio uno dei più belli tra gli specchi d’acqua della regione e dell’Italia centrale, oggi si trova in uno stato comatoso, al punto che l’acqua delle cittadine limitrofe di Caprarola e Ronciglione non è più potabile dal 2009.   

 Preoccupa sia l’espansione della monocultura della nocciola tra Umbria, Lazio e Toscana, area considerata ideale per le condizioni climatiche, topografiche e geologiche dei terreni, sia il fenomeno del land grabbing, ossia l’accaparramento di questi terreni da parte di pochi proprietari, con le sue evidenti ripercussioni. Sull’Altopiano dell’Alfina (Viterbo), ad esempio, la monocoltura intensiva di nocciole ne sta compromettendo il paesaggio disegnato dall’agricoltura tradizionale.

 Il grande patrimonio di biodiversità, con i suoi preziosi elementi immateriali come ad esempio la varietà del paesaggio che distingue e caratterizza il nostro paese, si sta irrimediabilmente danneggiando. È necessario assumersi la responsabilità di regolare e rallentare il proliferare di un modello di uso del territorio che nuoce agli habitat e alle specie animali e vegetali, per riportare in vita sistemi diversificati verso un equilibrio armonico tra agricoltura e natura.