MAREMMA IMPESTATA  - Nascita e morte di un impianto chimico (1906 – 1993)

Orbetello (Toscana), 2015

© Francesca Landini

“Quando vedevi fumare tutto quel giallo che si abbassava col vento, arrivava la fine del mondo e bruciavano gli occhi, la gola, era roba gialla.” (Paolo Ferrini - ex dipendente SI.TO.CO.)

La laguna di Orbetello è uno straordinario paesaggio naturale che collega la costa maremmana allo spettacolare promontorio del Monte Argentario. Le sue acque accolgono migliaia di uccelli migratori tra cui i fenicotteri rosa e pregiati allevamenti ittici. Sui tre istmi, divisi da tomboli, vi sono le spiagge della Feniglia e della Giannella, pinete e macchia mediterranea, l’oasi del WWF, la cittadina di Orbetello e ciò che resta di un antico impianto di chimica industriale, costruito all’inizio del Novecento dalla Società Prodotti Chimici Colle e Concimi, poi passato di mano alla Montecatini – Montedison e nel 1975 alla Federconsorzi, divenendo la Società Interconsorziale Toscana Concimi (S.I.TO.CO.).

Colla, superfosfato d’ossa, acido solforico, superfosfato minerale e granulato, allume potassico, fluoruro d’alluminio. La mistura di questi elementi chimici, in differenziate quantità, formava i fertilizzanti destinati alle vigne del viterbese e del reatino ed alle risaie del Nord Italia.

Negli anni Sessanta e Settanta due nuovi reparti, per la produzione della criolite (altamente tossico) impiegato dalle concerie di Prato per la lavorazione delle pelli e del solfato d’alluminio, utilizzato per la depurazione delle acque ed assorbito quasi totalmente dall’ACEA di Roma. Ma il 30 agosto 1993 Federconsorzi ha un crack finanziario e tutte le società di sua proprietà, tra cui la S.I.TO.CO. chiudono i battenti.

Quando sono entrato io, ero il numero 356 di matricola, eravamo oltre 400 persone che si lavorava lì…” dice Paolo Ferrini, “sono morti, sai in quanti?…”

La necessità di una bonifica ambientale è una conseguenza immediata che però rappresenta, da decenni, una criticità per le istituzioni, per la società attualmente proprietaria dello stabilimento (Laguna Azzurra) e per i cittadini. 

Lo stabilimento chimico ex Sitoco è stato inserito nelle liste dei Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche (S.I.N.) del Ministero dell’Ambiente con Legge179/2002. La superficie perimetrata, riconosciuta come zona su cui è necessario un intervento, comprende un’area a terra di circa 64 ettari ed un’area lagunare di circa 272 ettari.

Il progetto “SENTIERI - Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da inquinamento”, dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma e con l’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR e finanziato dal Ministero della Salute ha analizzato la mortalità delle popolazioni residenti in prossimità di grandi centri industriali, attivi o dismessi, nel periodo 1995-2002 ed ha evidenziato per il SIN di Orbetello “eccessi di mortalità in entrambi i generi, per tutte le cause e per la totalità dei tumori. Negli uomini sono stati riportati eccessi per il tumore del polmone e per le malattie genitourinarie. Nelle donne sono stati evidenziati eccessi per il tumore della vescica, per le malattie dell’apparato respiratorio e per il diabete. Per il tumore al polmone è ben documentato l’effetto cancerogeno, sia dell’arsenico, sia del cadmio, elementi che sono tra i metalli presenti in modo rilevante nel SIN di Orbetello.”

A tutt’oggi l’inquinamento ambientale nell’area di Orbetello continua ad avere forti impatti in termini sanitari e di qualità della vita, a causa del deterioramento della copertura in amianto della fabbrica (circa 28.000 mq); della contaminazione del terreno, causata dall’interramento di notevoli quantità di biacca, residuo di lavorazione dell’acido solforico e dallo strato di circa 50 cm di cenere di pirite sul suolo; della contaminazione delle acque della laguna, dovute agli sversamenti dei residui di lavorazione della produzione di fertilizzanti.