Piombino: acciaieria in degrado, allarme inquinamento! 
Dubbi sui piani operativi legati allo smantellamento degli impianti fermi. 

Piombino (Toscana), 2017

© Gianluca Paperello

La fabbrica specializzata nella produzione di acciaio è chiusa ormai da anni. Unico impianto italiano in grado di costruire rotaie lunghe oltre 100 metri per l’alta velocità, situata in prossimità del mare espandendosi per 9 kilometri di costa.
La chiusura ha comportato un nettissimo miglioramento dell’inquinamento aereo, non essendoci più diffusione di fumi e polveri nell’aria.

Resta l’inquinamento territoriale nelle zone occupate dalla fabbrica (mille ettari) l’area infatti è pesantemente infetta da metalli pesanti e scorie di lavorazione tossiche. Nella zona della cokeria il terreno è altamente contaminato da benzene, benzolo e sotto prodotti della distillazione del fossile, senza dimenticare il pesante ammorbamento delle falde acquifere superficiali.

Oltretutto la fabbrica ormai ferma da diverso tempo e senza nessuna attività di manutenzione è in fase di degrado, tanto da sollevare delle sollecitazioni da parte di Legambiente val di Cornia in merito al decadimento in cui verte l’area delle acciaierie, un esempio lampante è quello di via porto vecchio, dove chi vi transita con auto e mezzi pesanti deve fare i conti con il deterioramento delle strutture in prossimità della strada.
Quando inizieranno gli smantellamenti e la bonifica è ancora del tutto irresoluto. Ormai è ben chiaro che AFERPI (Acciaierie e Ferriere di Piombino) o altri privati non intendono muoversi velocemente per effettuare le varie procedure di bonifica e smantellamento per via degli elevati costi.
Difficile anche la situazione dei molti operai ora disoccupati e in grave crisi economica che spingono per la riapertura della fabbrica con le dovute messe in sicurezza riguardanti l’inquinamento come lo smaltimento di rifiuti, scorie, del recupero del “ferrino” cioè del minerale di ferro andato in polvere e dell’installazione di un ciclo a forno elettrico che nella peggiore delle ipotesi ha un tasso di inquinamento inferiore del 90% rispetto a un ciclo siderurgico, ma può anche essere ulteriormente ridotto attraverso dei miglioramenti basati su accordi con università e centri di ricerca che sviluppino tecniche di riduzione del tasso di contaminazione.

Il governo sembra intenzionato a chiudere definitivamente ogni tipo di rapporto con Issad Rebrab, il tycoon algerino che nel 2014 aveva preso la fabbrica ex Lucchini presentando un ambizioso piano di rilancio in realtà mai concretizzato: c’è un progetto del gruppo indiano Jindal che sconfitto nella corsa all'Ilva, punta ora su Piombino come sua base nel mercato europeo mettendo sul piatto 400 milioni di euro da investire.
I presupposti più probabili se nulla dovesse cambiare sarebbero drastici e cioè lo spopolamento del territorio soprattutto da parte dei giovani che già hanno iniziato in maniera massiccia ad emigrare, una chiusura degli esercizi artigianali per via della mancanza di richiesta e una zona ridotta a dormitorio di pensionati a basso reddito.