CICATRICI MILITARI
Storie e paesaggi dei Poligoni del Friuli Venezia Giulia

Pordenone (Friuli Venezia Giulia), 2023

© Caterina Grizzo

Il Friuli Venezia Giulia è stato trasformato dalla guerra fredda in una regione di fondamentale importanza strategica contro un’eventuale avanzata nemica proveniente da est attraverso la costruzione di una diffusa rete di infrastrutture militari, che arriverà nel 1974 a interessare circa metà della regione. Vaste aree sono state nel tempo sottratte alla popolazione per diventare poligoni militari. Emblematico è il caso del borgo di Praforte, sgomberato negli anni Sessanta con il pretesto di una imminente frana, per fare invece spazio a quello che, per alcuni decenni, è stato il secondo poligono più grande d’Italia. Con il modificarsi degli equilibri geopolitici alcune di queste aree verranno poi dismesse, ma altre rimangono tuttora attive. In entrambi i casi, l’attività militare lascia in questi luoghi cicatrici indelebili. Buche, terrapieni, torrette d’avvistamento, borghi abbandonati, distese di rifiuti e residui di munizioni belliche ci parlano dell’impatto dei poligoni sull’ambiente e sulle comunità locali.

Le aree dei poligoni militari sono esposte per decenni a un pesante inquinamento del terreno - soprattutto da metalli pesanti - e a inquinamento acustico. Dal 2014 i livelli massimi consentiti in queste aree sono gli stessi previsti per le zone industriali. Spesso però si trovano in aree verdi ad altissimo valore ambientale, come nel caso dei poligoni Cellina-Meduna e Dandolo, all’interno del Sito di Interesse Comunitario Magredi: i prati stabili a carattere arido più vasti d’Europa. Oppure sono molto vicine ai centri abitati, come il poligono di Cao Malnisio, sempre in provincia di Pordenone, il più utilizzato in regione (192 giorni l'anno), situato a ridosso dei paesi di Giais e Malnisio. Proprio in questa zona è nato recentemente il Cominato PoligoNo per richiedere alle istituzioni maggiori informazioni su analisi e bonifiche che interessano il territorio, a seguito di analisi condotte privatamente da alcuni abitanti che evidenziavano un livello di inquinamento da metalli pesanti superiori ai limiti consentiti.

Un ulteriore problema legato alla presenza dei poligoni riguarda la fruibilità del territorio da parte dei suoi abitanti. Ad esempio, l’ampliamento dell’area dedicata alle esercitazioni del poligono di Cao Malnisio, comporta che l’accesso al territorio montano a ridosso dei paesi, dove si trovano numerose casere e sentieri CAI, sia interdetto dal 2019. Ma anche laddove l’attività militare è finita da decenni e il territorio restituito al pubblico, come nel caso del poligono del Ciaurlec dismesso negli anni Novanta, intere aree rimangono tuttora inaccessibili, in attesa di essere bonificate.