VERSO UN PIANO (B) DI RINASCITA
Viaggio nel Sito di Interesse Nazionale Sulcis-Iglesiente-Guspinese

Sulcis (Sardegna) 2022

© Sara Giuliani

L'impegno e la lotta di resistenza e resilienza possono essere veramente una speranza per il futuro. Tutto dipende da noi. – Ignazio Aztori, sindaco di Portoscuso

L'indifferenza è il contrario dell'amore. E questa indifferenza sta rovinando non solo l'area di Portoscuso, ma tutta la Sardegna. Un terzo della Sardegna che pubblicizzano come isola delle vacanze, l'isola del sole e del buon cibo risulta inquinato, fortemente inquinato. Un abitante su tre in Sardegna vive in un'area inquinata. Questo è un paradiso infranto. - Angelo Cremone, attivista e cittadino di Portoscuso

Prima di fare qualsiasi attività bisogna fare un piano di caratterizzazione dei suoli, dell’aria, di tutto. – Emanuele Madeddu, segretario generale Filctem Cgil Sardegna sud occidentale.

Antica terra di pastori e minatori, il Sulcis è stata per anni una delle aree più contaminate della Sardegna e forse del continente. Divieto di raccolta e consumo di prodotti agricoli, discariche a cielo aperto di rifiuti pericolosi, contaminazione delle acque e dei terreni, malattie sopra la media nazionale sono solo alcune delle criticitá che caratterizzano ancora oggi l’area sud-occidentale dell’isola, divenuta Sito di Interesse Nazionale dal 2001.

Negli anni Settanta il cosiddetto “Piano di Rinascita” e la successiva chiusura delle miniere portarono l’industria pesante nel territorio e la nascita di diversi poli industriali, tra cui quello di Portovesme. Sullo sfondo di scogliere mozzafiato, vigneti e pascoli si stagliano ancora sette chilometri quadrati di fabbriche, ciminiere e discariche - alcune oggi in disuso. Il tutto a meno di 500 metri dalle prime case di Portoscuso. Grazie alla presenza dell’industria pesante (alluminio, piombo, zinco, acido solforico da minerale) che ha attratto lavoratori e famiglie da ogni parte dell’isola, la cittadina di poche migliaia di abitanti è diventata presto il centro nevralgico del Sulcis, una delle zone più povere di tutto il continente. Fu presto chiaro a tutti però che al boom economico e all’illusione di benessere si sostituì il terrore o forse la consapevolezza di essere intrappolati in giochi di potere e interessi economici e politici più grandi dell’isola stessa. Molti cittadini della zona parlano oggi di colonizzazione e razzismo ambientale.

Furono anni di grandi battaglie, bugie, corruzione, denunce e scandali sfociati in un processo per disastro ambientale tuttora in corso. Il braccio di ferro tra coloro che difendono gli interessi dell’industria e dell’occupazione e coloro che sono pronti a sacrificare tutto per tutelare la salute e l’ambiente continua ancora oggi. Ma al di là di queste dispute, l’isola e gli abitanti del Sulcis sembrano essere tutti concordi su una cosa: bisogna ripartire, risanare un territorio ferito e martoriato, e lottare insieme per fermare qualsiasi altra forma di sopruso e sfruttamento.