TERNI AVVELENATA
Storia sepolta di un inquinamento

Terni (Umbria), 2023

© Stefano Notargiacomo

I ternani passano le loro giornate, lavorano, fanno sport, respirando e mangiando decine di sostanze chimiche nocive - tra cui Piombo, Cromo, Nichel, Benzene - senza che sembri essere un problema rilevante, in una terra ormai senza identità certa, tra discariche, inceneritori ed inquinamento. L’omertà e la rimozione sono talmente diffuse tra i cittadini, che anche dalla classe dirigente, ad esclusione di rari casi, il problema viene costantemente sminuito. 

Invece Terni, capoluogo dell’omonima provincia umbra è una bomba ecologica a tutti gli effetti. Situata tra i fiumi Nera e Serra dell’Appennino Centrale, la storia dell’inquinamento nella conca ternana è strettamente vincolata agli ultimi anni dell’Ottocento e allo sviluppo di uno dei più grandi complessi industriali italiani, ricostruito attiguamente alla città dopo i bombardamenti del 1943. Proprio per la vicinanza al centro cittadino l’industria esprime una forte conflittualità tra la disponibilità di posti di lavoro e le conseguenze socio-ambientali di un'economia basata esclusivamente sulla produzione pluridecennale di acciaio.

Su tutto il territorio comunale infatti si trovano 18 SIR (Siti di Interesse Regionale) e il SIN (Sito di Interesse Nazionale) Terni-Papigno. Alcuni sono in attesa di bonifica, per altri è in corso, mentre alcuni sono stati riconvertiti, mentre l’area ASM, dove vengono gestiti i rifiuti urbani, è oggetto di contese tra giunta comunale e acciaieria.
Il rapporto “S.E.N.T.I.E.R.I.”, uno studio epidemiologico sui SIN finanziato dal Ministero della Salute e coordinato dall’Istituto superiore di Sanità, evidenzia come nella conca ternana il numero di patologie e decessi per motivi ambientali sia tra i più alti d’Italia. Tra il 1996 ed il 2005 si sono ammalate di tumore 6825 persone (3.736 uomini e 3.089 donne), circa il 3% in più della media nazionale sia per gli uomini che per le donne, eccessi confermati anche nell’aggiornamento dello studio tra il 2006 e il 2015.

La situazione attuale della bonifica del territorio si può definire tutt’altro che virtuosa.
Nel quartiere di Prisciano le polveri dell’area a caldo dell’acciaieria si depositano e sedimentano ovunque. Dal 2016 è in vigore un'ordinanza che vieta coltivazioni ed allevamenti nella zona.
A Papigno, dove fino al 1973 gli operai lavoravano senza protezioni adeguate tra la polvere della calciocianamide che ancora ingrigisce i tetti ed i muri del paese, il 75% dell’intero complesso industriale non è ancora stato recuperato. La discarica antistante gli stabilimenti, successivamente trasformata in un campo sportivo, è ora chiusa in attesa di bonifica.
Nel polo chimico della Maratta sono presenti sei zone SIR con presenza di residui di lavorazione dell’industria chimica,sospette contaminazioni di fanghi industriali, rifiuti speciali e un’ex-discarica RSU. Nella zona sono presenti anche 3 inceneritori, di cui attualmente ne è attivo uno solo.