Sotto la Valle Dorata

Zona Industriale di Tito (Potenza, Basilicata), 2015

© Gianfranco Vaglio

Tito, in provincia di Potenza, è un paese di circa 8.500 abitanti. Dal 2001 la sua zona industriale, che ospitava la Liquichimica Meriodianale, è un S.I.N (Sito di Interesse Nazionale) del “Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale” per un’area di 59.000 mq., paragonabile ad otto campi di calcio.

Già negli anni Settanta la fabbrica produceva concimi complessi, di per sé altamente inquinanti, sotterrando gli scarti di lavorazione nell’area dello stabilimento. Le vasche di contenimento, a 5 metri di profondità, occupavano una superficie pari alla metà dell’intera area industriale, ma si rivelarono inadeguate a custodire le circa 200 mila tonnellate di fosfogessi radioattivi non sottoposti a inertizzazione, (processo di stabilizzazione delle sostanze tossiche), alle quali si aggiunsero nel tempo altri rifiuti, per un totale di circa 300 mila tonnellate di fanghi industriali.

Nel 2001, a seguito del crollo di un silos, si verificò una fuoriuscita di veleni chimici industriali direttamente nel torrente Tora, che raggiunsero di conseguenza anche il fiume Basento. Le analisi effettuate all’epoca rivelarono una forte contaminazione dell'acqua da tricloroetilene, bromodicloroetilene, ferro, nichel e alluminio, nonché radioattività da fosfogessi. 

Le più recenti misurazioni dimostrano che non è solo l'area fosfogessi a mantenere un livello di radioattività oltre il limite previsto dalla legge. Anche le zone circostanti risultano positive per la presenza di sostanze ritenute ad alto rischio di impatto ambientale e sanitario. Rischi ai quali è esposta la popolazione di Tito, che vive e lavora a ridosso di questa zona, dove si concentra l’attività industriale e commerciale del paese.

Consapevoli dei livelli di contaminazione cui sono esposti, i cittadini di Tito vivono nel paradosso di un malsano equilibrio tra ciò che c'è sottoterra e la vita di superficie. In attesa d’interventi di effettiva riparazione ambientale, l'acqua continua ad essere contaminata, le aziende e gli operai continuano il loro lavoro e i contadini della zona coltivano i propri terreni in quella che veniva chiamata la Valle Dorata, per le sue immense distese di grano.